Torno a parlarvi di Parigi, città dell’amore, ma anche della cultura degli artisti, della libertà di pensiero e di tante cose che in un solo viaggio non è possibile assaporare. Una delle domande che spesso mi sono poste, oltre a "perché Parigi è alla città dell’amore", è “Secondo te perché è chiamata Ville Lumiere?”.
Sul perché Parigi è chiamata Ville lumiere, esistono diversi pensieri in merito. La più diffusa è quella legata al fatto che la città durante il periodo delle feste s’illumina in modo particolare senza lasciare nulla nell’oscurità. Basta pensare alle luminarie sui Champs-Elysées, all’Arco di Trionfo fino ad arrivare alle stradine di Sain German tra i locali e i caffè sempre illuminati, che nel periodo di Natale sono circondati dai mercati natalizi, ma non solo in questo periodo particolare, anche tutto durante l’anno, è sufficiente passeggiare lungo la Senna e se fate una crociera, vi accorgerete delle innumerevoli luci che la delimitano. Immancabile è il simbolo di Parigi, la Tour Eiffel che ogni sera regala giochi di luci affascinanti che trasformano in un’atmosfera inebriante tutto il panorama degli Jardins du Trocadero.
Questa è la versione romantica del perché Parigi è chiamata Ville Lumiere, io penso che sia fatto quasi a far dimenticare una parte di storia, importante e fondamentale per l’affermazione del pensiero e la coscienza dell’uomo. Mi piace molto la versione romantica ma mi piace soprattutto ricordare anche la storia.
Era il XVIII° secolo quando in Europa si sviluppò un nuovo movimento politico, sociale culturale e filosofico e la Francia fu la sua massima esponente. Il nuovo movimento che coinvolse artisti, politici, industriali, filosofi, scienziati e gente comune, fu denominato Illuminismo.
Con il termine Illuminismo s’identificava ogni pensiero atto a illuminare la mente degli uomini liberandola dall’ignoranza dai pregiudizi sociali del periodo storico.
Da qui Parigi fu identificata come la città illuminata, Ville Lumiere, negli anni furono tantissimi gli artisti scrittori filosofi letterati politici che la vissero intensamente. Quel periodo storico fu denominato l’age des lumieres (età dei lumi), che evidenziò la rottura con il passato, infatti, personaggi come Voltaire, Montesquieu e Fontanelle, si riconoscevano in quella nuova filosofia che si fondava sulla ragione sulla conoscenza scientifica che riconducono al pensiero di Francis Bacon.
L’illuminismo assunse prevalentemente un impronta Francese grazie alle condizione storiche del XVIII secolo, grazie al fatto che lo sviluppo della borghesia durante Luigi XVI era fondato sulla monarchia e sulla distinzione tra l’uomo privato e l’uomo pubblico , i sudditi possono fare i loro affari in libertà senza entrare in conflitto con il sovrano a questo si aggiunsero i finanzieri e i creditori dello stato privi di ogni potere politico che continuano a nascondere la loro critica ma che esprimevano il dissenso delle società segrete, per cui più veniva repressa la loro contestazione politica più divenne evidenziante l’illuminismo francese che rispetto a quello inglese non è condizionato dalla politica. La Francia diventerà il paese rappresentate dell’illuminismo per eccellenza.
Io faccio riferimento più a questa versione storica, che secondo me è quella che si avvicina maggiormente per poterle dare l’appellativo di Ville Lumiere tanto che in seguito nel XIX secolo si afferma la figura del boemiene, che rappresenta e continua tuttora a fornire di Parigi l’immagine sognatrice romantica e libera, la spontaneità, la ragione e la natura che corrispondo perfettamente con la visione illuminista dotata della convinzione che la stessa natura abbia dato all’uomo capacità di comprendere che lo pongono sullo stesso piano di tutti gli altri con l’unica condizione che resti libero dalla corruzione e dall’ignoranza, così facendo l’uomo libero da ogni interferenza mal sana del potere potrà usare spontaneamente la sua ragione per poter realizzare uno Stato , che si fonda sul rispetto dei diritti naturali . Tutto ciò riconduce a una sola cosa, egalitè fraternitè e libertè.
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