Da un anno ormai la vita di ognuno di noi è stata improvvisamente travolta da un cambiamento immediato.
Siamo andati a letto la sera certi che il giorno successivo ci saremmo recati al lavoro, prima saremmo passati al bar per la colazione, avremmo preso la metro, avremmo fatto la pausa pranzo al solito bistrot e al rientro a casa saremmo passati da qual negozietto, dove il giorno prima avevamo visto quella camicetta che ci era tanto piaciuta. Ed invece il giorno seguente quel negozietto era chiuso le metro svuotate, i bar con le saracinesche a metà e le strade vuote, come si racconta in quei film di futuri ipotetici dove il mondo viene improvvisamente invaso da un virus che trasforma le persone, ma solo che un film non è.
Chi eravamo prima di quel giorno? Mi chiedo soventemente, eravamo davvero noi? Tra canti dai terrazzi e file ai supermercati ci siamo ritrovati ad avere le ferie ma non le vacanze a trascorrere le festività guardando i nostri cari in videochiamata su Whatsapp, sono emerse tutte le spigolature di un essere umano che in fondo non si è mai evoluto né culturalmente né mentalmente e restiamo fermi sui nostri divani a guardare reality che durano in eterno.
Un tempo lontanissimo amavo stare nella folla vivere in una metropoli rumorosa tuffarmi in un centro commerciale, poi la strada della mia vita ha preso una piega per cui ho cercato di abbandonare quel tipo di vita, nonostante ne fossi risucchiata, ho cercato angoli di solitudine negozietti unici come scrigni da collezione e case in luoghi circondati da natura, anche se continuo a vivere in città. Ho iniziato a non usare la macchina a fare attenzione ai rifiuti a rispettare la natura ad imparare ad ascoltarmi, ho parlato con i miei libri, mi sono espressa con le mie mani ed ho cercato di fare cose da condividere con il mondo attorno, e non sempre mi è andata bene.
Tutto ciò però non è stato utile a prepararmi ad affrontare un anno di caos come quello che stiamo continuando a vivere, sicuramente mi sta aiutando ma probabilmente non nel senso giusto. Qualunque sia il modo in cui stiamo affrontando questo periodo comunque una parte sta andato persa, e probabilmente non la recupereremo mai, e resterà trasformata per sempre.
Ora chi siamo, ma soprattutto cosa siamo diventati? Giudizi troppo spesso tremendamente duri insensati privi di umanità leggo e ascolto. In questo anno la maggior parte della gente ha conseguito lauree in ogni cosa e dove, ma quella con maggiori partecipanti e quella dell’egoismo e della disumanizzazione.
In fondo forse non siamo diventati nulla se non altro ciò che eravamo mostrando caratteristiche che probabilmente nello stare a contatto fisicamente con gli altri e in luoghi affollati non emergevano perché si cercava di attenersi a regole di convivenza che invece sono decadute nel momento in cui è subentrato il distanziamento, certi della protezione delle mura di casa ci si è svelati sia nei lati positivi sia in quelli negati, ricollegando tutto il nostro essere al momento storico che stiamo subendo.
Da una notte al giorno ci siamo ritrovati, a casa a condividere tutto con l’intera famiglia per tutto il giorno o a non condividere nulla perché soli, ci siamo ritrovati senza il lavoro o con il lavoro a casa invadendo la nostra zona familiare, le relazioni sociali si sono trasformate in call su teams o zoom, abbiamo conosciuto i vicini che non sapevamo esistessero e in alcuni casi subiamo i loro rumori che non sapevamo esistessero. Se prima, le tute le vedevamo indossate alle influencer su social adesso è diventato un outfit ricercato, la lentezza con cui le regole di vita sono cambiate sono state lente a punto tale che non ci facciamo più caso se dal giallo passiamo all’arancione, la ripetizione dei gesti quotidiani si rispecchia alla stessa ripetersi della vita prima del Covid.
In quest’anno ho trasformato il mio corridoio in una serra, e il mio micro balcone in un orto, ho sviluppato un senso di ordine e riorganizzazione dei cassetti che nemmeno, la guru Marie Kondo potrebbe attuare, ho cucinato e perfino stirato, ho iniziato a osservare da un altro lato la gente ma quel senso di distaccamento l’ho trovato quasi naturale perché in molte delle cose che accadono nel nostro paese che lo spaccano nell’opinione pubblica non rientrano nel mondo fatto di rispetto e regole da rispettare che io immaggino e che mi è stato trasmesso come valore dalla mia famiglia.
Il cambiamento non c’è stato l’uomo è rimasto ciò che era prima, le differenze fra uomini sono rimaste le disuguagliane anche le ingiustizie pure e come prima del Covid ciò che può salvare il mondo resta l’amore.